Era uno spazio dedicato al tempo libero, di solito condiviso con la famiglia, o gli amici e gli ospiti. Grazie alla sua posizione accanto alla sala da pranzo, era il luogo ideale per godersi una conversazione informale, ascoltare musica o leggere dopo i pasti. Le comode poltrone, la stufa a carbone e le luci nella stanza erano tipiche dei settori più agiati della società uruguaiana nei primi decenni del XX secolo. I grandi ritratti di Matilde Pacheco e José Batlle y Ordóñez, dipinti in Italia da E. Ravetta, presiedono la sala.
Nella sala spicca la presenza del pianoforte a coda C. Bechstein, di origine tedesca. Come era abituale tra le ragazze della sua classe sociale, la figlia più giovane di Matilde e José, Ana Amalia Batlle Pacheco, studiava pianoforte con un insegnante privato che le dava lezioni proprio in questo luogo. Il forte legame tra la figlia di Matilde e José e il pianoforte è sottolineato dal fatto che il corpo di Ana Amalia fu deposto su di esso quando morì a 18 anni nel 1913.
Gli spartiti delle opere che ha studiato ed eseguito fanno parte della collezione della Sezione di Musicologia del Museo Histórico Nacional. Tra questi, oltre a diversi libri di lezioni ed esercizi, ci sono pezzi di compositori classici europei come Johann Strauss e Georg Friedrich Händel. La collezione include anche un arrangiamento per pianoforte del poema epico Tabaré di Juan Zorrilla de San Martín, composto dal musicista uruguaiano Alfonso Broqua e con una dedica scritta a mano dall'autore ad Ana Amalia.
In una delle vetrine della sala c'è un mandolino, uno strumento musicale a corde pizzicate di origine italiana. Era comunemente usato dagli immigrati italiani, che avevano una presenza importante a Piedras Blancas.
C'è anche un dispositivo innovativo per il suo tempo: il Victrola. Ha un mobile di legno con vari scomparti che si aprono per poter "suonare" i dischi per mezzo di un braccio e del suo plettro, e per regolare il volume e la qualità del suono.
Traducción del español al italiano: Victoria Buonanata